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La partita dei congiunti

23 Ottobre 2020 330 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Evidente che il divieto a giocare a calcio in amicizia abbia la sola eccezione dei congiunti. Come era permesso frequentarli durante il lockdown, con l’eccezione dei fidanzati che potevano anche congiungersi ma non con la legge, così adesso si può fare sport di squadra, ma senza toccarsi oppure, appunto, tra congiunti. Nel primo caso in una recente trasmissione radiofonica si spiegava anche come. Nel rugby ad esempio, si diceva, si può benissimo evitare le risse, le mischie, i placcaggi e usare solo i calci di trasformazione e le mete senza contrasto. Nel calcio si potrebbe benissimo puntare solo sul possesso palla e i tiri in porta, alternativamente per ogni squadra. Più difficile nella box dove al posto dei pugni si dovrebbe inventare una tecnica basata sugli sguardi, mentre il tennis é lo sport ideale in epoca di Covid. Qui la distanza é garantita. Che dire dell’atletica? Fin che si parla di salto in alto va bene. Ma non é rischiosa la cento o duecento metri con tutta sta gente? E che dire degli ostacoli, potenziali strumenti di contagio? Tutto questo viene superato in caso di congiunti. Certo la partita ideale sarebbe quella tra 22 fratelli. Undici contro undici e chi può obiettare? Il problema é che un numero siffatto non si addice alla fratellanza dei tempi nostri. Magari nella società contadina, e ancora più indietro in quella patriarcale, quando i figli si contavano e si chiamavano Primo, Secondo, Quarto (Terzo veniva saltato) poi Quinto, e via fino a Ultimo, si poteva anche immaginare. Oggi appare francamente problematica. A meno che tra i congiunti non si aggiungano anche i parenti, e qui servirebbe un chiarimento. Perché una partita tra fratelli e cugini sarebbe possibile. Difficile però immaginare la polizia che, una volta individuato il reato di calcio amatoriale giocato, si reca sul campo a chiedere i documenti ai calciatori. E quando i cognomi cambiano magari si sente urlare: “Non siamo  in contravvenzione, quello é mio zio”. Paradossi di un autunno particolare dove i divieti e le norme si scontrano col buon senso.

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