E’ nato il Mario I
Nasce il governo Draghi con forte connotazione politica. I vari partiti inseriscono loro uomini e Draghi inserisce meno della metà di tecnici. Non si potrà dire che Renzi ci abbia guadagnato sul piano del potere. Solo Bonetti rientra e per di più alle Pari opportunità. Ha vinto la partita politica e questo può bastargli. Certo che il Pd che passa dal “O conte o le elezioni” a un governo con la Lega (Giorgetti al Mise, Garavaglia al Turismo, la Stefani alla disabilità), avrà i suoi problemi. Tre ministri sono Pd (Franceschini alla Cultura, Guerini ala Difesa e Orlando al Lavoro), quattro sono dei Cinque stelle (Di Maio agli Esteri, Patuanelli all’Agricoltura, D’Incà ai Rapporti col Parlamento, la Dadone ai giovani), tre a Forza Italia (Brunetta alla Pubblica amministrazione, la Gelmini agli Affari regionali e la Carfagna al Sud), più la Bonetti (Italia viva) alla Famiglia, e Speranza, Leu, alla Sanità. E sono 15. Poi ci sono 8 tecnici nei settori dell’Economia e della Pubblica Istruzione che Draghi ha preferito tenere sott’occhio. Ottima la Cartabia alla Giustizia. Non c’é il ministero dello Sport che probabilmente farà capo alla presidenza del Consiglio. Che dire? Tanti, tanti auguri al governo di salvezza nazionale e al presidente del Consiglio. Dobbiamo crederci se vogliano salvarci. Il futuro dell’epidemia e dell’economia é incerto. Possiamo uscirne solo con l’apporto incondizionato di tutti. E soprattutto con un presidente del Consiglio stimato in Europa e nel mondo. Bisogna avere fiducia. Un governo di salvezza nazionale é un vantaggio unico che non può essere sprecato. I precedenti sono quelli degli anni settanta e dell’immediato dopoguerra. Nel primo caso, però, l’unità nazionale, dovuta alla lotta al terrorismo e alla crisi economica, era guidata da un monocolore democristiano. Nel secondo caso tutti i partiti, uniti dalla lotta antifascista, componevano un esecutivo non meno eterogeneo dell’attuale, peraltro diviso, almeno fino al 2 giugno, dalla discriminante repubblicana e poi dalla appartenenza a due mondi contrapposti. Oggi penso che il governo di (quasi) tutti possa godere di minori pregiudiziali ideologiche e di un comune senso della necessità di servire l’Italia nella sua fase più difficile. Si é fatta la migliore scelta possibile. Da molti mesi personalmente mi auguravo l’unità nazionale con al suo capo Mario Draghi. Ci siamo arrivati. Sono contento di avere scritto, contrariamente a quello che pensavano i più, che Mario Draghi non si sarebbe voltato dall’altra parte e che pressoché tutte le forze politiche lo avrebbero seguito. E anche che il panorama politico sarebbe stato scomposto. Questo é avvenuto. Si parte per la guerra alla pandemia, per un eccellente Recovery plan e per lo sviluppo sostenibile. Non c’é un minuto da perdere.
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