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Perché per Craxi non si può

1 Aprile 2021 307 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Secondo gli storici, il 17 gennaio 1302 Dante ricevette una prima condanna per baratteria (ovvero per corruzione nell’esercizio di funzioni pubbliche): una multa di cinquemila fiorini e due anni di esilio. Un’accusa che il poeta respinse con forza. Il 10 marzo dello stesso anno venne emessa una nuova sentenza ai danni di Dante: confisca immediata di tutti i beni e condanna a morte sul rogo. Una sentenza che rendeva l’esilio da Firenze un destino inevitabile. La vita di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, fu, come è noto, decisamente movimentata e segnata da guai con la legge. Guai molto spesso provocati dallo stile di vita e dal carattere del personaggio. Il più grave, tra questi episodi, fu il delitto Tommasoni, che avvenne il 28 maggio del 1606 a Roma. Il pittore, coinvolto in una partita di pallacorda a Campo Marzio, subì un fallo ad opera della squadra rivale. Ne scaturì una rissa, nella quale Caravaggio ferì mortalmente Ranuccio Tommasoni da Terni, con il quale aveva già avuto diverse e violente discussioni. Dante e Caravaggio sono onorati, riveriti e a loro sono intestati luoghi culturali, associazioni, monumenti, strade. In molte città sono anche intestate vie e piazze a Francesco Crispi, ex garibaldino, ma per quattro volte presidente del Consiglio, che intraprese guerre coloniali in Africa con stragi di soldati italiani e sciolse tutti i partiti democratici, ovviamente compreso il neo nato Partito socialista. La repressione di Crispi, tra il 1893 e il 1895, imledi una regolare vita democratica mettendo al bando giornali, movimenti, organizzazioni e alla fine Crispi fu anche coinvolto su regia di Giolitti e iniziativa parlamentare di Felice Cavallotti in durissime accuse su affari illeciti con la Banca romana e per questo costretto al ritiro dalla vita politica. Giovanni Giolitti, che di Crispi, fu avversario storico, ed esponente di spicco dell’area liberale post risorgimentale, ebbe seri guai con la giustizia. Lo scandalo della Banca romana lo coinvolse personalmente. Fu costretto alle dimissioni da presidente del Consiglio il 15 dicembre 1893, messo in difficoltà dallo scandalo che evidenziò in modo inequivocabile la prassi consolidata, fra politica e mondo della finanza, fatta di relazioni di mutuo interesse trasversali rispetto agli schieramenti politici. Per un periodo fu costretto a trasferirsi all’estero, come latitante, a Berlino. Tuttavia dopo sette anni tornò e fu ancora presidente del Consiglio. A lui sono intestate vie e piazze in tutta Italia. A re Umberto I in diverse città si riservano intestazioni di vie e piazze. Ma il re, ucciso dall’anarchico Bresci a Monza nel 1900, aveva da poco premiato con un’alta onorificenza il generale Bava Beccaris che nel 1898 aveva riportato l’ordine a Milano sparando e uccidendo oltre cento cittadini inermi che  chiedevano pane. Lasciamo anche perdere le vie e le piazze intitolate a Tito, a proposito di foibe, a Togliatti, che Giorgio Bocca nella sua biografia indica come colui che materialmente firmò la condanna a morte dell’intero gruppo dirigente del partito comunista polacco in epoca staliniana. E potrei continuare con Vittorio Vidali che in Spagna fece piazza pulita degli anarchici e che probabilmente organizzò in Messico l’uccisione di Trotszky nel 1940. Vuoi che non abbiano intestato qualcosa anche a lui? A Craxi non si può. Lo vietano processi e condanne politiche per finanziamento illecito ai partiti e reati collegati. Non è accusato di aver tradito la patria, di aver messo bombe, di essere colluso con la mafia. E’ stato costretto a morire lontano dal suo paese e considerato un latitante, anche se il giorno della sua morte il presidente del Consiglio Massimo D’Alema propose in suo onore i funerali di stato. Oltrepassando il limite di ogni ipocrisia. Se le città italiane, compreso la mia, rifiutano di intestare a Craxi vie e piazze e se questo, con qualche rara e coraggiosa eccezione, avviene soprattutto nelle città amministrate dalla sinistra, si abbia la decenza di dire la verità. Il diniego é solo di ordine politico. Riabilitare Craxi disturba parecchio a chi da tempo ha seppellito la questione socialista italiana.

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