E Draghi parlò
Eppure sa muoversi con scaltrezza nei meandri delle allusioni e dei trabocchetti. Ma soprattutto lo fa con uno stile aristocratico a mezzo sorriso stampato in faccia quasi a sancire un ironico distacco che sconfina in una coscienza di superiorità. Direttore del ministero del Tesoro nella prima Repubblica, governatore della Banca d’Italia e poi presidente della Bce coi numeri ha una certa dimestichezza e nessuno riesce a metterlo in difficoltà se parla di debito, di Pil, di ristori. Più facile provocargli qualche tentennamento se gli sforni qualche richiesta di aperture. Qui la sua risposta é banale e quel “dipende dai contagi” l’avrebbe spiatellato anche mia zia. Efficace invece sulle vaccinazioni. E sull’esempio dello psicologo di 35 anni che sottrae una dose a un anziano che rischia la vita. Per evitare quest’assurdo “fai da te” delle regioni, giustissima la circolare del governo con minaccia del pluridecorato, di rispettare d’ora in avanti la graduatoria anagrafica. Non ci si poteva pensare prima? E la domanda investe il governo Conte e i due mesi di quello di Draghi, che hanno però l’identico ministro della Salute. Così come non si poteva accentrare tutto visto che questo prevede la Costituzione in caso di emergenze sanitarie? Anche la scelta di chi deve essere vaccinato. Molto concreto Draghi mi é parso sui casi Libia ed Erdogan. Il presidente ha opportunamente distinto il giudizio su quei paesi, ha chiamato Erdogan “un dittatore” (avrei aggiunto alla Mughini “un buzzurro” a proposito del caso Von der Leyen), ma ha sottolineato che con quei paesi l’Italia deve cooperare per motivi di interesse nazionale. Cooperare, non collaborare e qui francamente la distinzione é piuttosto labile. Tutti volevano che Draghi parlasse e ha parlato. Verrebbe voglia di scrivere “Ipse dixit”. Ma attendendomi ai valori della mia laicità, in un mondo che parla troppo, mi accontento di misurare il presidente del Consiglio e il suo governo dalle cose che farà. Anche perché, approfittando di reminiscenze latine, si sa, “verba volant”…
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