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Amato o no?

30 Dicembre 2021 592 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Strano il destino di Giuliano Amato. I suoi vecchi compagni, o taluni di loro, lo criticano per non aver difeso il vecchio Psi, ma nel contempo non é diventato, finora, presidente della Repubblica perché ritenuto il socialista più vicino a Craxi. Giuliano rischia di pagare un prezzo per l’opposto di quel che i suoi critici gli imputano. Dislealtà o troppa fedeltà, dunque? Cerchiamo di mettere in fila alcuni tratti del nostro cammino. E’ vero che Amato é stato il più prezioso collaboratore di Craxi durante la sua presidenza del Consiglio. E in quei quasi quattro anni si devono a Guliano alcune intuizioni, molti buoni consigli economici e istituzionali. D’altronde non era stato il dottor Sottile l’ispiratore di quell’affondo craxiano sulla grande Riforma contenuto nell’articolo del segretario del Psi dal titolo “Ottava legislatura” dopo le elezioni del 1979? E non era stato Craxi a suggerirlo come presidente del Consiglio nel 1992, in quella terna che conteneva anche i nomi di De Michelis e Martelli e che non era solo in ordine alfabetico? E non era stato Amato, contrariamente a Martelli e a Formica, a stare vicino alle posizioni del segretario fino alla fine della legislatura, colpita a morte dai giudici di Milano? Cosa gli si imputa? Di non aver seguito Del Turco e Boselli nella compagnia dei Progressisti e di avere tentato un’altra strada, cioè un’alleanza col Ppi di Martinazzoli, che pure non diede frutti? E’ una colpa o un merito? E’ vero. Amato nel 1998 aderì ai Ds in nome del progetto di unire tutti i socialisti europei. Ma quando, dopo Prodi e D’Alema, si ricorse a lui per la poltrona di Palazzo Chigi subito si pensò a un altro candidato, Francesco Rutelli, per guidare la coalizione alle elezioni dell’anno seguente. Un socialista mica può pretendere questo, si pensava. Quell’incarico può essere riservato, in supplenza di candidati post comunisti generalmente sconfitti (Occhetto, Bersani) solo a post democristiani (Prodi, Renzi). E che dire delle elezioni del 2006, le prime di Napolitano? Amato era un nome gradito anche a Berlusconi. I Ds preferirono Napolitano perché, dichiarazione di D’Alema, “proviene dalla nostra storia”. Più o meno quel che accadde nel 2015. Renzi gli preferì, anche a costo di rompere con Berlusconi il patto sulla riforma costituzionale, uno che proveniva dalla sua storia, cioè Mattarella. Strano che le storie e le rispettive identità rinascano sul voto del presidente della Repubblica, dopo essere state bandite dal sistema politico. Unica eccezione Ciampi, azionista come Parri a cui tutti si rivolsero quando, nel 1945, non riuscirono a trovare un accordo su un altro nome. Azionista, appunto, non governatore della Banca d’Italia. Siccome Giuliano Amato é da tutti considerato la persona più competente e che potrebbe trovare le più larghe convergenze, nella kermesse che si apre a fine gennaio, gli ostacoli che riguardano il suo passato sono una discriminazione che riguarda tutti noi. Rimuoverla aprirebbe una fase nuova nella sinistra italiana.

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