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Resistenza e resistenza

24 Aprile 2022 791 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Noi siamo sempre stati chiari. La Resistenza ucraina, come tutte quelle che reagiscono alle aggressioni straniere, é simile alla nostra. Noi, coi nostri Cln e le nostre formazioni partigiane, combattemmo i nazisti che, dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 firmato cogli alleati, invasero l’Italia per ripristinare una repubblica fascista nel Nord, con sede del governo ubicata a Salò, a due passi dal territorio conquistato dai tedeschi.

Gli ucraini combattono per resistere all’aggressione russa, che sta tuttora mietendo un numero di vittime civili impressionanti. Gli ucraini che combattono per difendere la loro patria sono come gli italiani che volevano indipendenza e libertà. In fondo lo ha sottolineato ieri lo stesso presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Come nello schieramento partigiano italiano esistevano differenze anche sostanziali di indirizzo politico, pensiamo alle tre guerre, patriottica, democratica e di classe, delle quali parla lo storico Claudio Pavone nel suo libro “Una guerra civile”, così ci saranno differenze, tra il nazionalismo estremo della brigata Azov e il moderatismo delle forze più europeiste, anche nella Resistenza ucraina. Ma sarebbe l’ora di smetterla di creare ad arte delle divaricazioni tra la conquista del nostro 25 aprile e il drammatico percorso che per ora non ha portato a un analogo 25 aprile di Kiev. I differenziatori, in realtà, siano essi dirigenti di associazioni di partigiani che partigiani non sono mai stati, siano intellettuali e professori da salotto televisivo, non sanno poi spiegare quali siano le differenze. Costoro partono dall’esigenza politica dei due pesi e delle due misure per andare a cercarle nel merito. Il coinvolgimento degli Usa? Gli Usa, e meno male che così sia stato, furono attivi e partecipi nell’appoggio alla lotta di liberazione del popolo italiano. Senza questo apporto, e senza la controffensiva sovietica all’operazione Barbarossa, la guerra sarebbe stata vinta da Hitler. Forse sono gli attori da non confondere. L’Urss contribuì alla sconfitta del nazismo, vero. Da ricordare però che Stalin e Hitler firmarono nel 1939 un patto di non aggressione che fu disatteso dai tedeschi e non dai sovietici. E che questi ultimi, se non fossero stati aggrediti, ben volentieri si sarebbero tenuti fuori dal conflitto. Ma certo é da ricordare, e non ce ne sarebbe bisogno che, da un lato, le nazioni che il trattato di Yalta attribuiva al dominio sovietico hanno conosciuto la libertà solo dopo la fine del comunismo e, dall’altro, che la Russia di Putin non é l’Urss comunista e che, se anche Putin considera la fine dell’Urss come la più grande tragedia del secolo passato, il sistema russo non é oggi né un sistema comunista,  né un sistema socialdemocratico, né un sistema liberaldemocratico. Quello di Putin é un regime autoritario e bellicista, ossessionato da quella paura storica dell’accerchiamento della quale parla oggi sul Corriere Angelo Panebianco. Che ci siano, a sinistra (a destra é più comprensibile) dei tentennamenti, delle esitazioni, quando non dei veri e propri giustificazionismi, mi risulta davvero incomprensibile. Putin non é Lenin, insomma. Il presidente russo non a caso viene definito zar. Che sia più simile a un truce dittatore europeo che invadeva, sia pure con largo consenso degli invasi, nazioni indipendenti, non bisogna dirlo a nessuno. I differenziatori lo rifiutano perché crollerebbe loro ogni certezza ideologica. Resta il fatto che l’Avanti e il Psi, in armonia con le posizioni espresse dai socialisti europei, da tutta la Ue e da tutti i governi europei, si sono schierati a supporto della Resistenza ucraina  e questo li rende fieri della loro coerenza. Non ci può essere Resistenza e resistenza quando si combatte per gli stessi obiettivi: l’indipendenza e la libertà. La Resistenza é una.

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