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Lo stato umano

31 Gennaio 2023 169 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non voglio trattare del fatto se esistano le condizioni per la detenzione in regime di carcere speciale, ovvero al 41 bis, di questo anarchico insurrezionalista, cioè violento, accusato di aver sparato nel 2012 alla gambe di un delegato di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, e per la responsabiità del quale (anche un suo complice ha pagato con anni di carcere ed è stato scarcerato nel 2020) Alfredo Cospito è in gattabuia da 10 anni. Mentre era in carecre è stato poi accusato anche dell’attentato del 2006 contro la scuola dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni erano stati posti in due cassonetti all’ingresso dello stabile senza causare morti e feriti. Costui è l’animatore di un gruppo che si serviva di un foglio rivioluzionario chiamato Kn03, la formula chimica del nitrato di potassio, un degli elementi per creare un fumogeno, ed è considerato uno dei leader della Fai, la Federazione anarchica informale, da non confonderla con quella tradizionale e pacifica. Non ha ucciso nessuno e siccome in Italia anche chi ha fatto stragi si trova poi (come nel caso dei criminali della A-Uno bianca di Bologna, per non parlare degli autori di molti omicidi mafiosi) in libertà, questa sua condanna al carcere ostativo può stonare e parecchio. Anche se i suoi contatti coi gruppi insurrezionali e violenti che agiscono all’esterno, come testimoniano i diversi atti violenti consumati in Europa per sostenere la sua lotta, propenderebbero a fornire alla sentenza qualche giustificazione. Cospito adesso è in condizioni gravissime di salute perchè da mesi attua uno sciopero della fame. Il tema non è se cedere alla piazza in rivolta, sacrificando le buone ragioni dello stato e mettendo in discussione una sentenza. Il tema è quello di salvare la vita a un uomo che si è macchiato di crimini non gravissimi (anche se forse poteva generare un strage l’attentato non riuscito di Fossano) esaminando tutti i possibili artifizi di una sentenza e mettendo in campo ogni genere di dissuasione. E di conseguenza valutare che danni porterebbe allo stato e al prestigio di una democrazia lasciar morire un detenuto politico in carcere che in fondo non ha ucciso nessuno. E se valga la pena rifugiarsi nella retorica, che noi abbiamo già conosciuto durante il rapimento di Aldo Moro e che abbiamo contestato, dell’assoluta e imbarazzante fermezza. Il ministro Nordio ha sostenuto che compito dello stato è di salvare la vita e non di toglierla. E ha disposto lo spostamento di Cospito al carcere di Opera e nel suo ospedale. Se Cospito continuerà col suo sciopero della fame lo stato sarà disposto a trattare, come si tratta con tutti, anche con la mafia e le bierre, oppure continuerà a rifugiarsi dietro un “non possumus” di stampo clericale? Tradizionalemnte la nostra cultura ci spinge a considerare sempre la dimensione umana dello stato, quella che spinge a volte a dover anche rinunciare ai principi per salvare la vita delle persone. Questo stato vince sempre. Quell’altro che sta stretto nei suoi legittimi e idolatrati ideali e lascia che i suoi figli (anche nel peccato) muoiano perde. Perde sempre.

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