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Parliamo un po’ di noi

15 Febbraio 2023 289 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Nel micro Psi, peraltro diviso in due, c’é un’abitudine consolidata: non dire mai la verità. Alla sconfitta delle comunali si é cantato vittoria. Si doveva paragonare il risultato comunale con quello omogeneo precedente e con questo accorgersi che anche nei casi in cui si era registrato un discreto risultato, eccezion fatta per Frosinone, il risultato delle liste socialiste era inferiore a quello precedente. Prendiamo le elezioni regionali. In Calabria alle elezioni del 2021 il Psi ha ottenuto lo 0.9 per cento. Si era presentato col simbolo solo nel 2010 ottenendo il 3,2%. Nelle elezioni del 2014 e del 2020 i socialisti erano presenti in liste di coalizione. Commenti zero.

Elezioni in Umbria: la lista socialista ottiene nel 2015 il 3,3% eleggendo un consigliere, nel 2020 non si presenta alcuna lista e i socialisti confluiscono in liste di coalizione senza ottenere alcun eletto. In Basilicata nel 2019 il Psi ottenne il 3,7% contro il 7,5 delle precedenti, passando da a 1 a nessun eletto. Zitti. Nelle Marche, nel 2015, i socialisti diedero vita ad un accorpamento coi verdi e i civici che aveva fruttato il 5.03% e 2 consiglieri entrambi socialisti. Alle elezioni del 2020 tutto cancellato. Normale? Per trovare un simbolo socialista alle regionali pugliesi bisogna arrivare al 2005. Lo Sdi ottenne il 4% ed elesse tre consiglieri, ma nelle successive regionali si intruppò in varie aggregazioni senza eleggere nessuno. Solo in Campania le elezioni regionali del 2020 hanno registrato un timido aumento del Psi che é passato dal 2,2% delle elezioni del 2015 al 2,5, confermando il consigliere regionale. Fino al 2019 i socialisti eletti nei Consigli regionali erano 4, dopo il 2020 ne é rimasto solo uno. Commenti? Silenzio. Elezioni politiche del 2022. Fino ad allora il Psi poteva contare su due parlamentari e un senatore: Riccardo Nencini, eletto nel collegio di Siena, e Fausto Longo, eletto in una circoscrizione estera. Dopo le elezioni del 25 settembre dell’anno scorso il Psi, contrariamente a tutte le altre forze che avevano dato vita alla lista Pd, democratici e progressisti, e cioè Pd, Demos, Volt, Articolo uno, non ha ottenuto alcun seggio. Alle elezioni regionali di domenica e lunedì in Lazio (in Lombardia qualche socialista e stato inserito nella lista del Pd con risultati sconsolanti) il Psi ha ottenuto lo 0,4%. Nelle precedenti elezioni in cui si era presentato da solo, nel 2013, aveva ottenuto l’1,9% eleggendo un consigliere. Autocritica? Zero. Cambio di gruppo dirigente? No. Congresso? Neppure per idea. Dimissioni del segretario? Per nulla. Unica decisione: cacciare gli eretici che avevano osato contestare quella linea che aveva portato al disastro. Dunque condannare chi aveva avuto ragione e premiare chi aveva avuto torto. E soprattutto, respingere fuori dalla porta la politica, questa sconosciuta.

 

 

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