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Il Riformista e i riformisti

6 Aprile 2023 213 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Matteo Renzi é il nuovo direttore de Il Riformista. Bene. Speriamo che adesso nasca anche il Partito riformista del quale l’Italia ha bisogno. E del quale hanno bisogno i socialisti. Perché l’Italia ne ha bisogno? Perché questa destra necessita di un’alternativa credibile che l’asse Schlein-Conte non é in grado di garantire sul piano della credibilità e della competenza, perché occorre un punto di approdo diverso che si opponga sia al sovranismo e sia populismo, perché é necessaria la giustizia sociale, e anche il salario minimo, quanto la giustizia civile, perché occorre un’Italia europeista e occidentalista, schierata a sostegno di tutti i popoli oppressi e aggrediti, a cominciare da quello ucraino, senza ripensamenti e tentennamenti. Per questi ed altri motivi é necessario, opportuno, utile, che nasca un partito riformista (da chiamare proprio così). Di questo partito hanno bisogno i socialisti, quelli che da trent’ann, soffrendo e contestando il Dio della politica, sono come viandanti alla ricerca di un graal. Non accorgendosi che gli sforzi non dovevano essere orientati alla impossibile rinascita di un Psi defunto trent’anni fa. Non accorgendosi che il sistema nato nel 1994, dopo il crollo del muro, del comunismo e del Pci, e poi a seguito della falsa rivoluzione giudiziaria e mediante i referendum di Segni per il maggioritario, non consentiva a nessun partito identitario e storico di rinascere. Il punto era che tutti i partiti della cosiddetta prima Repubblica (sarebbe meglio dire del vecchio sistema politico) sono stati spazzati via da un vento forte e risolutivo, con folate di ipocrisia e di opportunismo italico, e che non poteva proprio, unico tra i vecchi partiti, riaffacciarsi in superficie solo il Psi, peraltro il più bistrattato e denso di lividi per le strabiche azioni giudiziarie. La differenza, lo ripeto, sta in questo. Mentre tutti gli altri partiti hanno generato eredi, il Psi non ha generato nulla o quasi nulla, rimanendo solo se stesso. E rifugiandosi in un autodistruttivo e narcisistico culto di partito. Proprio mentre i socialisti, quelli che trent’anni fa votavano Psi, si sono orientati ovunque e principalmente non in direzione delle micro strutture socialiste rinfrescate. Abbiamo avuto due possibilità di concorrere a costruire il nostro erede. La prima volta con la Rosa nel pugno, la lista d’intesa tra socialisti e radicali, che non é riuscita a diventare partito forse per responsabilità di entrambi. La seconda volta con l’alleanza che darà poi vita al cosiddetto Terzo polo, nelle due varianti di Più Europa e di Italia viva-Azione. Abbiamo preferito guardare solo al Pd, con o senza Cinque stelle, con o senza Bonaccini, senza condizioni programmatiche, politiche, simboliche. Abbiamo visto com’e andata a finire. Adesso si avvia il percorso per la costruzione del nuovo partito riformista. E Renzi e Calenda stanno chiamando tutti i riformisti all’appello. Naturalmente noi, che sappiamo bene che il riformismo è una componente storica del socialismo, dobbiamo rispondere. E dire con chiarezza, mettiamola così, se può nascere un partito riformista senza i socialisti. Sono trent’anni che cerchiamo col lanternino di Diogene un luogo in cui si esalti la nostra storia e la nostra identità. Un luogo in cui rinvenire i ritratti di Turati, il primo riformista italiano, e non di Gramsci e Berlinguer che riformisti non sono stati mai. Un luogo in cui si possa finalmente sciogliere il nodo gordiano che tiene tuttora avvinta la sinistra italiana al culto acritico delle toghe, e che magari abbia anche la decenza, dopo quelle per l’Orlandi e la Gregori, di avanzare la richiesta di una commissione d’indagine su Tangentopoli, l’evento più burrascoso della storia d’Italia. Il nuovo partito riformista nascerà con Matteo Renzi alla direzione de Il Riformista? E noi non potremo voltare la testa altrove.

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