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Stefania, Bettino e i socialisti

20 Aprile 2023 176 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Molto bella e toccante l’intervista rilasciata da Stefania Craxi sul padre Bettino. Autentica, appassionata. Testimonianza di un amore profondo che la figlia nutriva per il genitore, sia nelle vesti di leader politico, sia in quelle private, alle quali riserva anche qualche stoccata. Un orecchino strappato ad Ania Pieroni e il rimprovero del padre: “Voi due mi farete finire sui giornali”. Quel che non mi convince dell’intervista di Stefania é quel parlare a nome dei socialisti e soprattutto quel dare per scontato che la sua scelta politica nel centro-destra sia l’unica possibile. Parto da un dato inconfutabile. Conoscevo bene la pietas cristiana di Bettino sui vinti. Quel vehe victis che é una costante della storia scritta dai vincitori. Conoscevo anche il giudizio storico di Bettino sul fascismo, che non era affatto liquidatorio né tanto meno grottesco. Quando, nel 1974, venne a Reggio Emilia e pranzammo insieme io parlai di stragi fasciste e lui mi interuppe: “Questi sono terroristi. Il fascismo é stata una cosa seria”.  Il giudizio storico, che poi sarà quello del più illustre studioso del fascismo Renzo De Felice, non gli ha però mai impedito di definirsi antifascista, di sfilare ogni 25 aprile magari col padre Vittorio, in casa del quale, come ricorda Stefania, si riuniva il Cln milanese, e che divenne vice prefetto della Liberazione a Milano, con Riccardo Lombardi prefetto, e poi anche prefetto di Como. Non sopportava le discriminazioni, neanche quella di Almirante e per questo fu il primo ad incontrarlo nelle consultazioni per la formazione del suo governo. La potenza della democrazia era per lui tolleranza e rispetto per tutti coloro che non intendevano sovvertirla. Era la forza della ragione, più forte della ragione della forza, assorbita anche durante il suo viaggio in Cile e l’omaggio a Salvadori Allende. Ecco perché il sogno richiamato da Stefania, di vedere fascisti e antifascisti a Piazza Loreto riconoscere non tanto l’ignominia delle due orrende messe in scena, quelle prima dei partigiani e poi di Mussolini, la Petacci e i gerarchi a testa in giù, ma addirittura l’auspicio che si dessero la mano reciprocamente, mi sembra un’azzardo. Ma torniamo ai socialisti. Innanzitutto mi chiedo quali socialisti. Quelli che fino a 31 anni fa votavano Psi, penso. Non c’è dubbio alcuno, lo rivelano tutti i sondaggi, che costoro nel 1994 abbiano votato in larga maggioranza Forza Italia. Questo orientamento é stato prodotto in parti uguali dal carattere politico di Berlusconi, da sempre vicino a Craxi, ma anche dalla volontà di non darla vinta ai comunisti che avevano perso nella storia e grazie al Pool Mani pulite si avviavano a vincere nella politica. Mi chiedo però, dopo quasi trent’anni, cosa sia rimasto oggi. Intanto bisogna ammettere che parte non trascurabile del vecchio elettorato del Psi non c’é più per l’inesorabile legge della vita. Poi che non c’é più neppure il vecchio progetto berlusconiano della rivoluzione liberale. E infine che non c’é più un centro con un’appendice di destra, ma semmai una destra con un’appendice di centro. Tre particolari che Stefania non può e non deve trascurare. Stefania potrebbe obiettare che pur tuttavia l’attuale sinistra (basta verificare il numero di vie e di piazze intitolate a Craxi e rapportarle alle corrispondenti coalizioni politiche) mantiene sul leader socialista, e complessivamente sulla storia del Psi, un atteggiamento che oscilla tra la criminalizzazione e la dimenticanza. E che, a proposito del rapporto con la magistratura, insiste con una posizione di consapevole e colpevole forma di subalternità e di contrarietà preventiva a tutti i tentativi, sia referendari sia governativi, di introdurre radicali mutamenti. Ma il punto é questo. Come non cadere nelle grinfie di una destra-destra che pensa di risolvere la questione dell’immigrazione abolendo la sorveglianza straordinaria o con la chiusura dei porti e nel contempo non arrendersi a una sinistra sempre più populista a traino Schlein e Cinque stelle. Che é poi la questione che si pongono i socialisti liberali. E li avviano ad esplorare altri, sia pur tortuosi, lidi.

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