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Pietà l’é morta?

15 Giugno 2023 163 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ci sono tre atteggiamenti che emergono nel ricordo di Berlusconi. Quello di chi lo amava da vivo e lo ama da morto, quello di chi lo avversava da vivo e finge di amarlo da morto e quello di chi lo odiava da vivo e non ha cambiato idea. Tra questi ultimi si stagliano per coerenza i soliti Travaglio e Montanari. Si dirà. Ma neanche davanti a un lutto usano parole di clemenza? No. Perché un nemico é tale anche da morto. E tale deve rimanere per l’eternità. A Berlusconi come ai nemici del comunismo messi al muro dopo finte confessioni, non devono essere riconosciute virtù. Traditore del partito o della patria, di dubbie doti morali e via dicendo e insinuando. Travaglio dixit: “Non solo (Berlusconi)  ha fatto un sacco di cose riprovevoli, dal finanziamento alla mafia- continua- alle frodi fiscali, alle corruzioni (ha pagato chiunque e infatti oggi se ne sono visti i risultati). È che ha sdoganato quei comportamenti. Quello che prima molti facevano di nascosto lui ha proclamato che era giusto farlo e rivendicarlo”. Neanche il merito di avere impostato non una speculazione edilizia, ma una Milano 2, una delle più belle e moderne installazioni nel verde che l’Italia abbia mai conosciuto, di avere intuito il businnes delle tivù private mentre Mondadori e Rusconi stavano annegandoci sopra, di avere acquistato una squadra in difficoltà portandola in cima al mondo, di avere fondato un partito e in tre mesi vinto le elezioni. Nulla. Berlusconi, per Travaglio (l’odio é iniziato col suo allontanamento dal Giornale nel 1993) é il male assoluto più ancora del fascismo. E se gli poni l’interrogativo della torre lui non ha dubbi. Tra Berlusconi e Mussolini lui butterebbe giù Berlusconi perché almeno Mussolini non lo ha licenziato. Tomaso (con una sola emme come Donizetti era con una sola zeta) Montanari, docente di storia dell’arte e rettore, é ancora più rovente e implacabile. “Berlusconi”, scrive Montanari, “ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione”. Montanari poi rifiuta la giornata di lutto e decide di non esporre la bandiera nella sua Università. Questo bipolarismo della criminalizzazione e questo culto della superiorità morale (perfino sul corpo delle donne, santo Iddio, chissà come le avrà trattate le sue Tomaso) é veramente imbarazzante. Nessuno mai in passato parlò così dei suoi avversari nel momento del trapasso. Su L’Unità del 20 agosto del 1954 cosi Togliatti volle commentare la morte di De Gasperi: “La solennità dell’ora non è propizia alla oggettività fredda che persino potrebbe sembrare irriverente. È giusto, del resto, che nel momento dell’ultimo distacco scompaiano le asprezze che dalla lotta stessa furono imposte a chi la lotta non combatte per giuoco, ma spinto da necessità e convinzione profonda”. E che dire di Almirante che volle inchinarsi sulla cassa di Berlinguer alle Botteghe Oscure. E di Craxi che confessò, lui antifascista e col padre vice prefetto della Liberazione di Milano, di aver portato un mazzo di fiori dove venne ucciso Mussolini. Penso all’esplosione di pianto di Craxi a Madrid alla notizia della morte di Berlinguer, descritta da Antonio Ghirelli. E penso di converso alle parole astiose di Scanzi nel ventennale della morte di Craxi e perfino quelle indirizzate a Stefania nel momento di assumere la presidenza della commissione Esteri accusata di essere “l’anti materia politica e una erede del craxismo”. Trasferendo le supposte colpe del padre alla figlia.  Io questa differenza di toni e di capi d’accusa la conosco bene. Sono il frutto non di una contrapposizione politica ma di una inflessibile contrapposizione morale. Gli Scanzi, i Travaglio, i Montanari si ergono a epigoni della purezza e contrappongono il loro bene al male altrui. Qui la politica non c’entra. Siamo in una fase post politica, quella dei grillini che intendevano ricoverare in manicomio tutti i parlamentari e aprire il parlamento come una scatola di tonno, quella di chi crede di essere senza peccato e in diritto di scagliare la prima pietra. Non ci può essere rispetto dei cavalieri della tavola rotonda per gli usurpatori. Non ci può essere lacrima da versare per gli epigoni di un settarismo ideologico venuto meno e trasformato in tetragono giustizialismo morale. Assoluzioni. processi fatti e rifatti, condanne assurde e immotivate, giustizia politica e a orologeria? Non conta il nemico va distrutto. Per via giudiziaria o per via mediatica. Per costoro Pietà l’é morta.

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