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Attacco al Cremlino

24 Giugno 2023 178 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Seguiamo ad horas quello che sta avvenendo in Russia con trepidazione e speranza. La trepidazione é relativa alla possibile reazione di Putin al tentativo di sollevazione (fin dove arriverà ancora non é chiaro) di Evgeny Prigozhin, il capo della Wagner e dei suoi adepti che hanno intenzione di marciare fino a Mosca per ribaltare “il potere militare russo” (ma in realtà per puntare a una sorta di colpo di stato politico perché non é che su possa colpire Soighu senza colpire Putin). La speranza é che il regime che ha voluto aggredire uno stato libero e sovrano provocando lutti e distruzioni immani finalmente possa uscire di scena e l’Ucraina possa ritrovare la pace. Se guardiamo al passato di questo novello Lenin che vuole ribaltare come nel 1917 il potere dello zar, viene da piangere. Trattasi di una sorta di avventuriero. Ma in realtà cos’era San Paolo e cos’era prima dell’impresa risorgimentale lo stesso Garibaldi? Capita che le azioni giuste siano messe in campo da uomini ingiusti.

Da giovane, quando ancora c’era la dittatura comunista, Prigozhin era anche stato arrestato e condannato a 13 anni per furti e altri crimini. La pena, ridotta a nove anni, gii consentì, tornato libero nella Russia post comunista, di aprire con l’aiuto del padre un chiosco di hot dog. La sua fortuna si è rapidamente moltiplicata in una serie di ristoranti aperti nella città delle Notti bianche e poi in società di catering per il Cremlino e l’esercito. Così Prigozhin è entrato nelle stanze del potere, conquistando il soprannome di ‘chef di Putin’. E costruendo la potente brigata Wagner, braccio armato del presidente russo che, nella sua veste di milizia privata, è intervenuta in Siria, Africa e infine in Ucraina. Ma lo chef di Putin non si ferma: apre più società di catering al servizio dei militari e delle mense del potere. E allarga il suo raggio di azione istituendo una fabbrica di troll che, secondo gli Usa e l’Occidente, avrebbe interferito pesantemente nelle elezioni americane e in altri Paesi alleati. Ma la creatura più famosa di Prigozhin resta la brigata Wagner. “Senza pietà, senza vergogna, senza legge”, si legge in una descrizione del New York Times.

La Wagner non è inquadrata istituzionalmente nell’esercito russo ma riceve copiosi finanziamenti dal Cremlino. E’ in Ucraina. Con l’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, lo chef di Putin diventa uno dei protagonisti della guerra. In primavera Prigozhin si fa fotografare in tuta mimetica, nel Donbass. Mettendo in chiaro, anche nei confronti del Cremlino, che l’operazione speciale si regge anche sulla Wagner e – a detta del suo fondatore – sui 50mila uomini da lui schierati. A novembre, la Wagner viene inclusa dall’Eurocamera nella lista delle organizzazioni terroristiche. Poi la rottura. Fino al cambio cavallo. Prima Prigozhin accusa Mosca di non sostenere con mezzi adeguati l’attacco russo e in particolare la sua brigata. Poi scende in aperta polemica col ministro della difesa Shoigu e sollecita il vertice russo a fermare l’invasione. Poche ore fa si é messo in marcia con 25mila uomini verso Mosca. Nella sua intervista tradotta da noi in italiano Prigozhin sostiene che “L’Ucraina non ha bombardato Donetsk per 8 anni, ma solo le postazioni dei russi. Per tutti questi anni il Donbass è stato saccheggiato, anche dai dipendenti dell’amministrazione presidenziale russa. Le forze armate ucraine non hanno attaccato la Russia con la Nato. Il Ministero della Difesa russo sta ingannando l’opinione pubblica e il Presidente”. E poi: “L’esercito russo si sta ritirando in direzione di Zaporizhzhia e Kherson. Le Forze Armate stanno spingendo l’esercito russo. Ci accendiamo con il sangue”.

Nel prosieguo dell’intervista, Prigozhin elenca due ragioni per l’avvio “dell’Operazione militare speciale»: “Le ambizioni personali di Shoigu e il desiderio del clan dominante della Russia, che non era soddisfatto del Donbass, di nominare Medvedchuk come presidente dell’Ucraina e di dividere i suoi beni tra loro per saccheggiarli”. Secondo Prigozhin, «la denazificazione e la smilitarizzazione non hanno senso perché altrimenti Azov non verrebbe scambiata con Medvedchuk”. “Nel febbraio 2022, non c’era nulla di speciale nell’esercito ucraino che ci ha fatto iniziare la guerra, non avevano pianificato di attaccare i separatisti come sostiene la propaganda russa, il Ministero della Difesa russo ha semplicemente mentito in questa sezione. Dal 2012, l’esercito russo non è in grado di combattere in modo normale e promuove solo in base alla fedeltà”.

“La pianificazione della guerra é ristretta solo ai livelli più alti, persino i comandanti dell’esercito non ne sapevano nulla. Nei primi giorni di guerra, la Russia perse migliaia dei suoi migliori soldati per niente, perché non c’era una pianificazione adeguata e le forze in campo non sapevano quali fossero i loro compiti. Quando i piani cominciarono a fallire, i comandanti si limitarono a pregare e non fecero nulla”. “La ragione principale della guerra è semplicemente quella di spaventare l’Occidente in futuro. L’esercito russo sta ancora nascondendo una quantità catastrofica di morti, molti dei quali sono stati semplicemente gettati in campi casuali in modo da poterli considerare dispersi. Il Ministero della Difesa russo sta semplicemente mentendo a Putin sui rapporti dal campo di battaglia”.
“La situazione nell’Ucraina meridionale è in realtà molto peggiore per l’esercito russo rispetto a quanto si sente dire nei media”. Prigozhin afferma che “quando la Wagner arrivò in Ucraina, nel marzo del 2022, era già impossibile parlare di vittoria”. Da oggi le forze in campo non sono solo quelle ucraine e russe, ma anche quelle russe che combattono i russi. Tanto che Putin, lui stesso, ha fatto un paragone col 1917, quando i russi, ha ricordato il presidente russo, uccidevano altri russi. Che siano stati rivoluzionari o zaristi, poco conta per Putin che rimpuange ad un tempo l’Unione sovietica e l’Impero di Pietro il grande. Sogni di gloria che rischiano di andare in frantumi con una guerra che gli sta scavando la fossa e con l’avanzata delle truppe di Prigozhin senza trovare resistenza. Forse davvero i russi non hanno voglia di sparare ad altri russi, ma anche agli ucraini sacrificando la loro vita. Con trepidazione seguiamo gli avvenimenti russi e con speranza che l’esito di quel che sta avvenendo ci riporti la pace, la pace nella giustizia, la pace nel rispetto dell’integrità territoriale delle nazioni e della sovranità dei popoli.

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