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Il clima: questo misterioso conosciuto

4 Agosto 2023 193 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Anche i negazionisti, che il presidente del Veneto Zaia ha recentemente paragonato ai no vax, dovrebbero aprire gli occhi. Anche il ministro Gilberto Pichetto Fratin, che alla Cop 27 di Sharm el Sheikh ha confessato che il governo italiano ancora non aveva scelto una posizione, e soprattutto i capi dei grandi paesi orientali, come India e Cina, alle prese con possenti rivoluzioni industriali e tecnologiche, dovranno reagire. La crisi climatica esiste e la sua origine é antropica. Non dipende né dal caso, né da strane congiunzioni astrali, ma dall’eccessiva emissione di Co2 nell’atmosfera. Sull’emergenza climatica i capi di Stato di Italia, Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia, che fanno parte del gruppo Arrajos che si occupa di ambiente, hanno scritto ieri un appello indirizzato all’Unione europea, agli altri paesi del Mediterraneo e alla Comunità internazionale invitando tutti a mantenere il clima in cima all’agenda politica. Chi apre gli occhi alle mutazioni climatiche mondiali deve constatare che il mese di luglio del 2023, coi suoi oltre 17 gradi é stato il mese più caldo. Gli scienziati sostengono che il 5 luglio con 17,23 gradi sia stato il giorno più caldo degli ultimi 125mila anni, senza poterlo però dimostrarlo, in assenza di rivelatori scientifici. Si può invece scientificamente affermare che gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi e il decennio 2010-2019 é stato il più caldo da quando é possibile monitorare e registrare le temperature. Dagli anni ottanta, ogni decennio è stato più caldo dei precedenti, con una crescita di caldo che non si arresta andando indietro fino al 1850. Il cambiamento climatico quest’anno ha prodotto disastri anche nel nostro paese con inondazioni, ondate di calore, incendi e desertificazioni. Attraversiamo una fase di fenomeni naturali estremi con continua alternanza di caldo e di cicloni che hanno profondamente mutato il clima mediterraneo trasformandolo in una sorta di clima tropicale. E mettendo a rischio il nostro stesso eco sistema e lo stesso nostro stile di vita. In mancanza di efficaci interventi entro il primo gennaio 2028, le temperature della terra sono destinate ad aumentare ben oltre gli 1,5 gradi Celsius, limite massimo stabilito dall’Accordo di Parigi. L’obiettivo dell’Accordo di Parigi è considerato un traguardo ambizioso, ma in realtà significherebbe fermarsi sull’orlo del precipizio. Non esistono altri scenari per tentare di restare a livello globale entro il fatidico grado e mezzo: dobbiamo abbandonare rapidamente i combustibili fossili, e mettere in atto politiche onnicomprensive di transizione ecologica e sociale. Ovviamente questo si scontra con interessi nazionali evidenti e in particolare, in Asia come in Africa, con economie costruire proprio sul o col consumo di queste impattanti energie. Questa presa di coscienza che é forte in Europa non lo é, come dovrebbe, in altri continenti. Oggi il nuovo clima di contrapposizione non solo politica ma anche bellica, di cui sono testimonianza la guerra all’Ucraina e il colpo di stato russo in Niger, mentre la Cina si sta sempre più appropriando di fette d’Africa, rende invero più problematico concepire un accordo planetario sul clima. Ma in mancanza di questo alle guerre e alle migrazioni può sommarsi il rischio di nuove e peggiori catastrofi e di una nuova e ben più massiccia migrazione ambientale. Bene dunque l’appello dei capi di stato europei, ma occorre presto marciare nella direzione di una veloce globalizzazione di politiche climatiche. Perché non c’é nessun interesse economico, politico, geografico che possa sopravanzare quello per la vita del pianeta.

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