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Calenda e Renzi: le dita negli occhi

8 Agosto 2023 190 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Spesso si cita la frase di Nenni: “La politica cammina sulle gambe degli uomini”. Purtroppo, aggiungo. Penso allo spazio di proposta e di azione politica che avrebbe oggi un Terzo polo unito. Oggi, con Elly Schlein alla guida del Pd, impegnata in un soffocante embrassons nous con Conte. E dall’altra parte di fronte a una Forza Italia disorientata e vedova in epoca post berlusconiana. Non é bastato il segnale elettorale del settembre scorso. Non sono bastate le sollecitazioni e anche le adesioni che quel segnale aveva generato. No. E’ cominciato il dissidio. Anzi, il dissesto. Calenda, secondo me a ragione, voleva il congresso fondativo del nuovo partito prima delle elezioni europee, Renzi, secondo me sbagliando, lo voleva posticipare. Calenda ha alzato la voce, secondo me sbagliando, e se l’é presa con Renzi anche perché quest’ultimo non gli aveva comunicato per tempo la decisione di accettare la proposta di dirigere Il Riformista. Da allora é stato un continuum. Fino all’ultima polemica sul ristorante Twiga in odore di Santanché scelto dai renziani, che ribattono a Calenda di parlare da Capalbio e non da Cesenatico. In questa situazione anche i gruppi parlamentari sono in via di smantellamento. Dice Renzi, a ragione, che se i due partiti non scelgono di presentarsi insieme alle Europee tanto vale separare i gruppi. Oltre tutto i due si stanno impegnando per sottrarre qualche parlamentare all’altro. Solo Azione guarda altrove e fa lido all’attracco dell’ex candidato governatore del Lazio D’Amato, che annuncia nuovi arrivi dal Pd. Immagino però quale sarebbe l’attrazione, da parte di coloro che soffrono costanti mal di pancia all’interno del Pd, di un terzo polo unito e solidale. Oltretutto presentando le due liste, tre se prendiamo in esame anche Più Europa, alle elezioni europee, con uno sbarramento elettorale del 4%, il rischio sarebbe reale per tutti. Il rischio di non superarlo a causa delle divisioni personali, anzi, meglio, caratteriali, tra i due segnerebbe il loro reciproco tramonto e farebbe calare il sipario su un’opzione politica oggi quanto mai attuale. Costringendo socialisti, liberali, laici e cattolici che avevano guardato con interesse alla loro proposta politica a finire nelle grinfie di un bipolarismo dannoso non tanto per loro, ma per il Paese. La politica cammina sulle gambe degli uomini. Ma sarebbe bene che le gambe degli uomini non camminassero sulla politica.

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