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Cambiare idea è un male?

3 Ottobre 2023 175 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando si parla degli errori storici del Pci non ci si può certo esimere dal parlare di quelli di Napolitano che nel 1956 plaudì all’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria. Si pentì al punto di chiedere scusa al reprobo dell’epoca, quell’Antonio Giolitti che poi al congresso di Venezia aderì al Psi di Nenni, che invece condannò l’aggressione sovietica rompendo, per la posizione tenuta da Togliatti, il patto d’unità d’azione. Un merito, anche se tardivo. Oggi cambiare idea é la prassi. L’incoerenza é la virtù e la coerenza un vizio. Prendiamo diversi casi. Un paio dalla storia. Paradossali. Saragat prese le distanze dall’Urss come paese totalitario già nel 1945. Fu il primo tra i socialisti, assieme a Silone, ai figli di Matteotti, a pochi altri. E’ stato osteggiato e condannato da una sinistra italiana a maggioranza filo sovietica. Dopo la fine del comunismo quelli che l’avevano osteggiato si sono messi a parlare a suo nome. Turati, condannò nel 1919 e anche a Livorno nel 1921 il culto dei soviet. Un comunista coraggioso e coerente come Umberto Terracini ha riconosciuto prima di morire che la scissione era stata un errore e che aveva ragione il traditore Turati. Due anni orsono molti esponenti della sinistra italiana hanno richiesto e ottenuto un finanziamento pubblico per celebrare il centenario di quell’errore. Andiamo alla politica italiana di oggi. Il Pd della Schlein occhieggia alla Cgil di Landini che vuole abolire il jobs act votato dal Pd, senza suscitare la reazione dei tre ministri del governo di allora che quel provvedimento aveva voluto: Orlando, Franceschini e Delrio. Prendiamo la Meloni che incitava il governo a fare il blocco navale sulle coste libiche e tunisine e adesso al governo non solo il blocco navale non lo fa, ma accetta lo sbarco di migliaia di immigrati ogni giorno chiedendo, giustamente, una mano all’Europa un tempo aborrita. E senza suscitare ripensamenti nei paesi europei che si voltano dall’altra parte invocando le norme del trattato di Dublino. L’opposizione pretende coerenza. La preferiva col coltello tra i denti? Il potere cambia. Vero D’Alema, che prima contestasti l’intervento Onu in Irak e poi decidesti di partecipare a quello Nato in Siria? Uno sguardo all’Europa, allora. Pensiamo alla Germania che ha detto un no chiaro e tondo alla sola idea di un’equa ripartizione dei migranti, ma che si é messa a finanziare le Ong ritenute dal governo italiano uno degli elementi incentivanti la migrazione. E pensiamo a Macron che ci rimprovera di atteggiamenti disumani nei confronti dei migranti e poi mette la polizia al confine di Ventimiglia per non farli entrare in Francia. Pensiamo a Morawiecki, primo ministro polacco, che prima ospita un milione e mezzo di rifugiati polacchi in omaggio alla giusta resistenza all’invasore russo, poi cambia idea e ipotizza la fine degli aiuti militari a quel paese perché l’Ucraina si é messa a far circolare i suoi cereali a basso costo in Polonia. E pensiamo al “socialdemocratico” Robert Fico, grande favorito alle elezioni slovacche sulla liberale Caputova, attuale premier. Fico ha già detto no all’invio di armi all’Ucraina e non condanna l’aggressione russa, suscitando consensi e provocando appoggi, come scrive oggi sul Corriere Paolo Mieli, da parte del Cremlino. Ma cosa vuol dire essere socialdemocratici? E i partiti socialisti e socialdemocratici restano muti? Pare che tutto ormai dipenda dagli umori popolari. In vista di elezioni, europee o politiche non importa, tutti tentano, sondaggi alla mano, di intercettarli. Se un paese odia i migranti bisognerà pur far qualcosa di deciso per fermarli. E se odia la guerra, anche se di resistenza (ricordiamo il “Mourir pour Danzique” o il pacifismo americano del 1941 contrario alla discesa in campo in una guerra europea) allora si annuncia un freno agli aiuti all’Ucraina. Fanno sempre bene, invece, anche in Italia, provvedimenti a debito (dal 3,7 al 4,7 di deficit sul Pil) annunciati dal governo, come tutti quelli di spesa corrente, dal reddito di cittadinanza al 110/100 dei Cinque stelle, provvedimento, quest’ultimo, non solo esoso ma anche profondamente ingiusto. Avete mai visto un politico di minoranza, eccezion fatta per Ugo La Malfa, che accusa il governo di spendere troppo e aumentare il debito? Generalmente anzi l’opposizione reclama provvedimenti di maggiore spesa. Tanto paga Pantalone. Solo i Cinque stelle difendono i loro provvedimenti di spesa dal governo e dall’opposizione. In questo sono coerenti. Ma almeno quando sono all’opposizione non fanno danni…

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