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Una nuova via

13 Dicembre 2023 232 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Serve una nuova via ai socialisti riformisti e liberali. Serviva anche trent’anni fa. L’errore di fondo compiuto fu quello di costruire il futuro dei socialisti facendo rinascere il Psi. Dal 1994 il sistema politico italiano si era profondamente rinnovato. Ai partiti identitari avevano fatto seguito partiti post identitari, senza tradizione storica, senza radicamento sociale. L’unico partito che aveva resistito era il Pds, frutto della svolta di Occhetto che, dopo la fine del comunismo, aveva deciso di cambiare il nome al Pci. Per i socialisti, travolti dall’azione politica del Pool Mani pulite, era una atroce beffa della storia. Si pensò dunque, anche per “non mollare”, come ci suggeriva Ugo Intini, di rianimare le sparse e ferite membra del vecchio Psi. I risultati più brillanti si conseguirono alle elezioni europee del 1999 con lo Sdi al 2,1%, eguagliato da analogo risultato del Nuovo Psi alle europee del 2004. Risultati insufficienti e peraltro non paragonabili ai dai conseguiti alle consultazioni politiche (lo Sdi non si é mai presentato e il Nuovo Psi ha conseguito l’1% alle elezioni del 2001). Cosa c’era di sbagliato in tutto questo? C’era un’ambizione frutto più di un desiderio che dell’analisi della realtà. Non si poteva far rinascere il Psi in un sistema in cui non c’era più un solo partito della cosiddetta prima Repubblica. E in cui l’elettorato si stava abituando a votare non più per identità dei singoli partiti, ma per possibilità di vittoria delle varie coalizioni. Certo i comunisti avevano un erede nel nuovo sistema politico, e così i democristiani, non parliamo dei liberali e dei missini. Gli unici che l’erede non l’avevano erano i socialisti. Ma in due occasioni il possibile erede ha bussato alla nostra porta. La prima quando Marco Pannella lanciò la Rosa nel pugno. Laici, liberali, libertari, socialisti erano i quattro aggettivi che meglio di ogni altro rappresentavano la nostra storia recente. Ma la bella idea é deragliata subito per un insieme di pretese e personalismi. La seconda si é verificata con la nascita del Terzo polo, un soggetto riformista che aveva preso le distanze dal Pd. Il Psi ha preferito guardare al Pd e senza conseguire peraltro alcun vantaggio. Ma Renzi e Calenda il Terzo polo non l’hanno fatto decollare, anzi hanno deciso di dividersi. Resta però intatta la prospettiva lanciata da Calenda di una federazione di riformisti, comprendente Azione, liberali e socialisti, mentre Renzi pare avviato a una soluzione centrista e prevalentemente cattolica. All’appello di Calenda i socialisti devono rispondere. L’associazione ha già manifestato con un documento la sua disponibilità. Se son rose fioriranno. La via nuova é necessaria.

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