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Navalny come Matteotti

21 Febbraio 2024 176 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Un eroe e un martire come Giacomo Matteotti questo Alexej Navalny, leader dell’opposizione russa, morto nella colonia penale numero 3 di Kharp in Siberia. Sì in Siberia dove ai tempi di Stalin venivano spediti i presunti oppositori alla sua spietata dittatura. Eroe perché, pur sapendo che il tiranno sanguinario gliel’avrebbe fatta pagare, Navalny é rientrato in patria dopo l’esilio tedesco. Come Matteotti aveva denunciato le violenze fasciste nella campagna elettorale del 1924, tra le quali spicca il brutale assassinio di Antonio Piccinini, candidato del Psi, prima ammazzato e poi appeso a un ferro lungo i binari di una ferrovia, anche Navalny aveva denunciato gli orrori di Putin, già prima dell’aggressione all’Ucraina, con le guerre in Cecenia, Georgia e Crimea. Martire come lui, perché ucciso, come tanti altri (a fronte degli omicidi di Putin impallidiscono quelli di Mussolini) dopo una passeggiata e la testimonianza di coloro che l’avevano visitato era che si trovasse in buona salute. Già il fatto che un oppositore sia tenuto per anni in una cella di tre metri per due in Siberia malnutrito e senza libri, grida allo scandalo, ma sono troppi gli episodi precedenti che accusano Putin per pensare che Navalny che era già stato avvelenato e si era salvato, non sia stato vittima dell’ennesimo atto di violenza ad personam ordinato dallo zar.Prima di Navalny era stato il turno di Euvgheny Prigozhin, morto in un incidente aereo lo scorso agosto, prima fedelissimi di Putin e poi suo oppositore tanti da muovere i suoi mercenari del gruppo Wagner verso Mosca. Andava punito. Nel 2013 fu la volta dell’ex oligarca Boris Berezovsky, ufficialmente suicida, ma che dall’Inghilterra attaccava il regime russo. La giornalista di Novaya Gazeta Anna Politkboskaya che aveva seguito la tragica guerra in Cecenia e le violenze dei russi, poi testimone delle presa di ostaggi del teatro Dubrovka e dell’assalto alla scuola di Berlsan in Ossezia, fu trivellata di colpi davanti a casa sua. Era il 2006. Nello stesso anno moriva in un ospedale di Londra l’ex agente del Kgb Aleksander Litvinenko, avvelenato dal polonio. L’ex agente si era rifugiato in Inghilterra dopo aver denunciato il regime russo. Nel 2018 viene avvelenato anche Sergej Skripal che sopravvive ad una dose del potente veleno Novichock a Salisbury. Lo stesso veleno usato per tentare di ammazzare Navalny e Vladimir Clara Murza, che riuscirono a sopravvivere E che dire dei presunti suicidi degli oligarchi in questi ultimi due anni (ben sette, cinque legati a Gazprom)? E’evidente che occorra sempre di più aiutare la resistenza ucraina, perché la vittoria di Putin, che affronterà le elezioni e sarà rieletto contro nessuno (é stata invalidata la presentazione di un candidato alternativo), sarebbe la vittoria di un regime sanguinario, autoritario, aggressivo e guerrafondaio. Voi pacifisti che volete la resa dell’Ucraina, rendetevi conto delle sue conseguenze. Questo non significa che non occorra avviare un negoziato. Ma come ad Israele non si può chiedere di trattare con un gruppo terroristico come Hamas, non si può pretendere che l’Ucraina abbassi la testa di fronte a un criminale.

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