Sei per cinque nel Pd reggiano?
Le liste provinciali del Pd per le elezioni regionali anticipate sono quelle lì. Buone o cattive che siano, rappresentano la logica del renzismo in salsa nostrana. Passato dalla lotta di classe alla lotta di generazione, risultava davvero incomprensibile la candidatura di Sonia Masini, brava, esperta, ma con 61 anni sul groppone e il viso un po’ sciupato dal lavoro amministrativo. E così anche quella di Ugo Ferrari, 62 anni, ottimo amministratore, ma anche lui fuori quota. Meno comprensibile l’esclusione di Roberto Ferrari. Pare che qualcuno gli abbia imputato di non aver fatto l’autodafè dopo l’infatuazione bersaniana. Dunque avanti con le candidature di Andrea Rossi, giovane e di bell’aspetto, convertito al renzismo, come il sindaco Vecchi, dopo la sconfitta di Bersani e devo dire anche bravo e simpatico sindaco di Casalgrande, oggi consulente di Lotti. Silvia Prodi ha un ottimo cognome e poi dicono sia civatiana e forse anche vegetariana. Non conosco la Soncini, ma credo sia perfetta, giovanissima e con sorriso smagliante. Non conosco Bennati, anche lui giovane e piacente quanto basta. Naturale la conferma della Mori, cuperliana, l’unica. Poi c’è Ivan Malavasi, ultrasessantenne. Cosa c’entra costui? No, ragazzi. Il renzismo ammette deroghe. Vedasi Padoan e Poletti, e in periferia Fassino e Chiamparino. Ma deve essere Renzi a sfondare il limite. Malavasi é stato a capo di un’importante associazione di categoria nazionale e anche di un’associazione di associazioni. Renzi lo avrà benedetto e raccomandato. Le regole ammettono le eccezioni. Ma queste ultime le può infrangere solo colui che ha imposto le regole. Adesso i sei non devono lottare per essere eletti, ma per evitare di essere esclusi. Su sei consiglieri da eleggere quattro dovrebbero essere sicuri e forse si potrebbe puntare al quinto. Ne rimarrebbe fuori uno solo. Poveretto (poveretta) non potrebbe nemmeno dire che gli (o le) è andata bene lo stesso…
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