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Smacchiare un Grillo non si può

27 Febbraio 2013 1.354 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

L’immagine di Bersani è quella del vincitore mesto e deluso. Del vincitore sconfitto. É arrivato primo e ha perso. Dev’esser passato d’un tratto dall’euforia alla desolazione. Dall’exit trionfo al vaffa trionfo. L’attimo dev’essere stato tremendo. Un colpo al cuore. Imprevisto da tutti i sondaggisti, dal suo entourage che aveva pronto in frigo lo champagne, dal suo partito che aveva già prenotato le piazze e anche dal fratello che si era lasciato andare alla dichiarazione più inopportuna e beffarda sulla solita operazione da applicare al giaguaro. Come un tredicista che ha perso la schedina, come il Milan col Liverpool nella finale di Champions del 2005, come quel deputato socialista che si era già messo il vestito della festa per la nomina a sottosegretario e poi gli dissero che il suo nome non era nell’elenco, così anche Bersani si sentiva già premier fino alle 15 del 25 febbraio. Poi il colpo. Anzi, il contraccolpo. Il giaguaro aveva smacchiato lui, dalla sua eccessiva piacentinità, dal suo emiliano pragmatismo senza voli pindarici, dal suo metaforismo da maestro di campagna. L’abbiamo visto alla conferenza stampa, come Pirro, se ci fosse stata la tivù. Smacchiato, col ciglio arruffato, gli occhialini esili sul naso, gli occhi cerchiati, il volto spento, fare appello alla responsabilità. “Sono contento di essere arrivato primo, ma ho perso il Tour”, disse più di una volta il più grande perdente di successo, Poulidor, detto “Pou Pou”. Poi l”affondo. Grillini delle due Camere, votatemi. Se avesse voluto il voto del Pdl avrebbe messo tra i suoi primi punti la legge sul conflitto d’interesse? Ma davvero può nascere un governo Bersani-Grillo? E come potrebbe essere accolto dall’Europa? Certo, Bersani chiarirà che non si tratta di un governo e nemmeno di una maggioranza politica tra Pd e Movimento 5 stelle. Però, siamo chiari. Qualsiasi governo necessita di una maggioranza parlamentare e per passare il governo Bersani ha bisogno che i grillini al Senato gli accordino la fiducia. Chiamatela anche Gargamellata, se volete, ma questo è. Sullo sfondo già spunta, come in tutti i momenti più tragici, l’esile ombra del dottor Sottile. Più volte riemerso dalla cenere, piu volte evocato prima di drammatiche situazioni, di terremoti e suicidi di massa. Giulianino, col suo pennino sempre pronto, e i mille discorsi già pronunciati e buoni per ogni evenienza. Ed appare anche Renzi, lo sconfitto delle primarie, che oggi appare vincitore perché battuto. Il mistero. Perchè tra i tanti animali evocati, compreso quel tacchino sul tetto che tanto ha incuriosito Renzi, Bersani, in campagna elettorale, non si è mai richiamato al Grillo parlante? Dopo la provocazione del candidato premier, Grillo ha risposto oggi con un nuovo vaffa. Lui considera Bersani “un morto che parla” e non gli accorderà alcuna fiducia. Possibile non averlo capito prima?Smacchiare un giaguaro si può, forse, ma un Grillo quando mai? Il vincitore che ha perso ha dovuto incassare una nuova sconfitta.

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