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La commemorazione di Venerio Cattani a Cortona. La lettera di Del Bue

17 Giugno 2011 1.260 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Una indisposizione non lieve non mi permette di essere tra voi come avevo desiderato. Venerio era ad un tempo mio parente, amico di mio padre (che quando sull’Avanti venivano pubblicati i suoi interventi nel Comitato centrale leggeva solo quelli). Poi diventò mio amico. Di lui mi disse Claudio Martelli che da ragazzo era un suo sostenitore: “Cattani è ragionamento puro”. Letterariamente era impareggiaibile (scriverà quando non si sentiva più obbligato dall’impegno anche dei libri importanti su Nanni e Arpinati e su un originale corsaro che si faceva chiamare re di Corsica). La sintesi dei suoi discorsi, che faceva da solo, era talmente accattivante che le altre impallidivano Venerio Cattani fu un politico nazionale di prim’ordine. Era nato nella mia Reggio Emilia, ma ancor ragazzo si trasferì a Ravenna e Ferrara come segretario di federazione. Da ragazzo era morandiano convinto e non capiva Alberto Simonini, leader del Psli che contestò al teatro Municipale di Reggio quando qualcuno si ricorda Venerio aveva ancora la braghe corte. Poi la svolta autonomista del1956 con Nenni. E al Congresso di Venezia del febbraio del 1957, quando Nenni sancì la rottura col comunismo dopo l’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria, fu certo Venerio colui che più si espose nella svolta autonomista. Fu nel ristretto gruppo dirigente che s’era stretto attorno a Nenni. Perseguì la politica di centro sinistra e l’unificazione socialista. Fu più volte sosttosegretario. E quando ci rincontrammo nel Psi alla fine degli anni Ottanta non faceva mai mancare l’originalità dei suoi contributi politici. Anche quando non era d’accordo con Craxi lo diceva apertamente. D’altronde Venerio era fatto così. Un eretico lungimirante. Mai conformista. Non uno che se lo sentivi parlare dicevi: queste cose le ho già sentite. Mai. Aveva sempre un suo originale copiright. Anche per questo negli ultimi anni si ritrovò in solitudine. Con la sua famiglia, la sua meravigliosa Maria, il figlio Fernando, il nipote, i suoi amici (a me telefonava quasi tutti i giorni). Ma senza incarichi pubblici. Questa “meravigliosa” politica di oggi poteva davvero fare a meno di uomini come Venerio Cattani.

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