La vespa Grillo
Ha rotto il tabù e si è presentato nel salottone come un ospite qualsiasi. Grillo è stato accolto da un nugolo di fotografi, si è seduto sulla magica e ambita poltrona, senza invitati e giornalisti, e ha risposto alle domande di Vespa. Strana questa analogia. Grillo agitatissimo si dimenava urlando con gli occhi chiusi. Come Renzi, sempre più arrotondato, nel comizio di Napoli. La partita è ormai a due. Berlusconi osserva, stranamente riflessivo e pacato, la contesa del nuovo bipolarismo. Odia Grillo, apprezza Renzi. Anche gli accenti polemici del nuovo cerchio magico renziano non sono più rivolti al nemico di sempre. Solo al nuovo nemico, il barbaro alle porte, che vien tenuto nel mirino, perché feroce, perché spaventa.
I concetti di Grillo, chiamiamoli così, sono quelli soliti. Più facile capire quel che non vuole che quel che vuole. Grillo non vuole l’Expò, non vuole la Tav, non vuole gli inceneritori, non vuole l’Italicum, non vuole questa riforma del Senato, questi due dinieghi hanno qualche ragione. Vuole uscire dall’Europa con un referendum impossibile. Ma soprattutto vuole processare tutti. Da Vespa ha portato un plastico con le prigioni. Ci vuol mettere politici, giornalisti, imprenditori, magistrati. Ma il problema è che vuole processarli lui, assieme ai suoi, sulla rete. Come le brigate rosse processavano attraverso i tribunali cosiddetti del popolo, ma in realtà formati da loro stessi, così Grillo, sostituendo il popolo con la rete, indica medesima metodologia.
Si dice che i sondaggi, più o meno coperti, indichino un ulteriore aumento del peso elettorale grillino. Si fa presto a dedurlo anche dall’insistenza di Renzi e di Berlusconi all’affondo contro di lui. Mancano pochi giorni all’appuntamento elettorale. E saranno gironi di fuoco, di insulti, di minacce. Mai in passato, neppure nella caldissima campagna elettorale del 1948, in cui si giocava la partita della libertà, si era sviluppata tanta virulenza. Allora si scontravano politiche, mentre le persone si rispettavano. Adesso si scontrano persone, e le politiche spesso si confondono. Si mescolano, si sovrappongono. Perfino si imitano. Daspo o galera per i politici corrotti, paghino i ricchi, basta con ste spese per la politica, cambiamo l’Europa e i suoi vincoli, bene gli ottanta euro ma non bastano. Chi non è d’accordo alzi la mano.
Tra centro-sinistra e centro-destra non esiste quasi più differenza. Solo con Grillo, il barbaro, che Vespa non riesce a neutralizzare anche se lo induce a specificare, a chiarire, a entrare qualche volta in contraddizione, esiste il conflitto. Piu spesso sul linguaggio, sulle minacce, sulle offese, che non sui contenuti. E quel processo e quel carcere rappresentano il culmine di un’offensiva che affonda le sue radici nel fallimento di un ventennio nero e cupo per l’Italia. Anche noi abbiamo promosso un processo alla seconda Repubblica mai nata. Sia ben chiaro un processo simbolico e politico, perché su una cosa certamente Grillo ha ragione. In questo ventennio le responsabilità sono dell’intera classe dirigente di destra e di sinistra che hanno governato alternandosi. Dio ci scampi però da un governo grillino. Il ventennio nero sfocerebbe in un regime sudafricano dell’apartheid…
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