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Vittoria estremista

16 Marzo 2018 476 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Vincono i Cinque stelle e la Lega, perde, anzi tracolla il Pd e la sinistra italiana arriva al punto più basso della storia repubblicana. La Bonino non sfonda e resta sotto il 3, mentre con la lista Insieme l’avrebbe superato. LeU é sconfitta. Al Senato resta di poco sopra il 3 per cento, ma vedremo alla Camera. Forza Italia é il secondo partito del centro-destra, come aveva profetizzato la Meloni. Il risultato dei Cinque stelle é straordinario e sconcertante. Superano il 33 al Senato e alla Camera possono andare anche oltre. Ciononostante il centro-destra col 36 per cento resta la prima coalizione. Attendiamo l’esito della ripartizione dei seggi del centro-destra, e cioè quanto manca alla maggioranza assoluta. Dai dati proporzionali sembra che non manchi poco. Ma quel terzo di maggioritario potrebbe cambiare le cose. E dunque il presidente della Repubblica avrà il suo da fare per immaginare l’affidamento di un incarico per formare un governo, visto che la delega presuppone la possibilità di formare una maggioranza parlamentare.

E’ vero che la somma di Lega e Cinque stelle supera il 50 per cento, ma non sembra facile immaginare un governo organico Di Maio-Salvini. Può essere ancora più complicato un governo composto dai due poli tradizionali di centro-destra e centro-sinistra. E ancora più fuori onda é l’appoggio del Pd a un governo pentastellato. Se la seconda proiezione (che ha qualche piccola variabile nei risultati prodotti da diverse società (ad esempio sul risultato del Pd) é affidabile emerge un dato inequivocabile. La sconfitta di Renzi e il mancato recupero di Gentiloni. Forse la fine di questo partito nato male e senza identità e al quale certo non hanno giovato stravaganti teorie di ricambio generazionali a prescindere dalla politica, cosi come esce sconfitto il sogno di Bersani e D’Alema (lascio perdere Grasso, che ha recato alla lista un contributo assai negativo) che era quello di recuperare fasce di astensionismo spostando più a sinistra la barra.

Mi ero permesso di valutare questo intento incompatibile con la convinzione degli italiani arrabbiati, portatori di valori sull’emigrazione e sulla sicurezza, ma anche sul lavoro, assolutamente incompatibili con quelli di una pura e dura sinistra. Su LeU ha giocato anche la dissuasione del voto inutile sul maggioritario (il voto unico non concedeva deroghe). Tutti i partiti sconfitti hanno il dovere di interrogarsi su questo terremoto. L’Italia si rivela con questo voto la meno europea dei paesi dell’Unione, con il 50 per cento spostato su posizioni diciamo sovraniste. E anche il paese in cui una forza politica che finora ha solo saputo protestare, e quando é stata chiamata a governare (a Roma, a Torino) non ha certo dato buona prova di sé, ha raggiunto un così strepitoso risultato, che non é paragonabile a quello di Podemos in Spagna, della Le Pen in Francia, e men che meno di Farage nel Regno unito e Wilders in Olanda. Siamo il paese in cui una forza antieuropeista ha la maggioranza relativa. E due forze insieme la maggioranza assoluta. Può essere che la politica cambi, é gia parzialmente successo, tuttavia questo risultato clamoroso merita di essere ascritto come il momento di più aperta rottura tra l’Italia e l’Europa.

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