Reggio non può alzare le mani
Non mi capacito di quel che rischia di avvenire. Tutto ha i contorni di una commedia dell’assurdo. I due proprietari del club che partono per le vacanze e prima si dichiarano pronti a vendere in tutto o in parte la Reggiana (atto primo), poi dichiarano che non iscriveranno la squadra alla serie C, ma pagheranno gli stipendi di maggio (atto secondo), poi che iscriveranno la squadra direttamente in serie D giocando al Mirabello (atto terzo con comica finale), infine che non scuciranno un solo euro per nulla (spero non sia il finale). I gruppi interessati alla Reggiana si presentano con idee tutt’altro che chiare. L’imprenditore Romano dichiara che è pronto a collaborare (sic) coi Piazza se costoro pagano i debiti e non si capisce se si riferisca a quel che basta per essere iscritti e cioè la fideiussione di 350mila euro e gli stipendi arretrati con oneri federali (circa 1 milione di euro o poco più), oppure all’ammontare complessivo del debito (circa 5 milioni) della Reggiana. Ad onore del vero quando gli attuali proprietari entrarono nella Reggiana si fecero carico del debito (2,9 milioni di euro pregresso) della società precedente. Dunque è facile dedurre che si tratterebbe solo del primo capitolo, altrimenti la proposta sarebbe invero ridicola. E’ evidente che Reggio, parlo della sua migliore e più rappresentativa imprenditoria, si mostri finora indifferente alle sorti della Reggiana, che rischia di perdere la categoria e di fallire col più basso debito mai registrato in una società fallita. Il Modena fallì l’anno scorso con 21 milioni di indebitamento, il Cesena è fallito con oltre 70 milioni, la Reggiana di Dal Cin non fallì con 35. Anche se i deludenti e scriteriati coniugi Piazza non mettessero un euro in questa ultima settimana di passione, Reggio Emilia non può dichiarare morta la Reggiana. Si muova. Per mantenere la categoria bastano 1 milione e mezzo. Il resto del debito più essere successivamente concordato e rateizzato. I punti di penalizzazione sono solo sei (equivalente di due vittorie). Lancio un appello al sindaco perché chieda a Maramotti, Montipò, Coopservice, gli altri colossi reggiani in salute, di dare una mano e contribuire a dare un futuro alla nostra squadra di calcio. A Parma si mosse Barilla e tutta la Confindustria, a Modena sta muovendosi Sghedoni e la Kerakoll. Un appello lo lancio anche a Mapei, che potrebbe mettere a disposizione il suo credito e lo stadio, oltre a una quota in società, superando incomprensioni e ostilità, costruendo un nuovo rapporto di collaborazione e di sinergie. Siamo noi meno in grado delle altre città di salvare la nostra squadra? Stento a crederlo.
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