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Dopoguerra e non solo. Perchè i comunisti del Pdci ce l’hanno con me

7 Settembre 2010 1.154 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Silvio Prampolini ha scritto che non si può essere contemporaneamente dalla parte di Giorgio Morelli e da quella di Eros. Cioè ad un tempo dalla parte della vittima e del carnefice. E subito qualcuno ha gridato al crucifige. Non dimentichiamo che Eros accusò di tradimento Morelli per le inchieste sui delitti del dopoguerra, volle la sua espulsione dall’Anpi e che Morelli scrisse quel famoso articolo “Eros, per chi suonerà la campana” e venne ferito da sei colpi d’arma da fuoco sparatigli nel gennaio del 1946 mentre rientrava nella sua casa di Borzano. E che l’anno dopo morì ad Arco di Trento a causa della tubercolosi probabilmente aggravatasi a causa delle ferite. Questa è storia, non polemica. Io sono amico e stimo Ugo Benassi, che ritengo sia stato un buon sindaco di Reggio al di là dei dissensi politici che ci furono allora tra di noi. Lo rispetto come anziano militante d’un partito e d’una tradizione. Ma non pensarla allo stesso modo su Eros non è certo un reato. Invece, stranamente ma non troppo, dopo la dichiarazione di Prampolini, due comunisti del Pdci (Fontanesi e Vena) se la prendono con me, che di Eros non avevo neppure parlato e mi ero limitato ad auspicare ricerche approfondite da parte dei giovani storici reggiani sulle vicende che interessarono i fratelli Cervi (dei quali avevo parlato come “cavalieri senza macchia e senza paura”) e in particolare sull’omicidio politico del comandante Facio. E lo fanno con motivazioni che stento a giudicare serie. La prima sulla fuga di Eros in Cecoslovacchia, che uno dei due paragona a quella di Craxi in Tunisia. Ma allora, dico io, anche Craxi voi volete giudicare “un grande italiano”? Craxi venne inquisito per “finanziamento illecito” e reati connessi, Eros per complicità in un omicidio. E’ la stessa cosa? Ma andiamo oltre. Si inventa un atto giudiziario che non c’è. E cioè lo “scagionamento e la riabilitazione” di Eros dopo il processo di Ancona del 1951. Di cosa stanno parlando i due? Di quale provvedimento giudiziario, emesso da chi e quando? Non si sa. Ho consultato anche alcuni storici dell’Istoreco, oltre a due personaggi importanti che hanno svolto ricerche sul caso Vischi-Eros. Poteva anche essermi sfuggito, anche se avevo letto attentamente gli atti giudiziari prima di scrivere il libro “Storie di delitti e passioni” (Reggio E. 1995). Non risulta. Non esiste alcun atto che abbia annullato la sentenza di Ancona e la condanna di Eros per “favoreggiamento”. Quindi non è Prampolini (e “il suo capo Del Bue”, come vengo catalogato) a doversi scusare per questa grave dimenticanza, “dimostrando perlomeno un’approssimativa conoscenza della storia ed anche faziosa parzialità”, come scrive Vena, ma sono proprio loro a dover ritrattare un’affermazione falsa, che deriva da una visione distorta e ideologgizzata della storia, che finisce adidirittura per trasformare la realtà, o dalla mancata conoscenza di quanto si sostiene di conoscere assai meglio degli altri, come rileva con poca prudenza lo “storico” Donato Vena. Il quale poi, infine, naturalmente, dichiara che “il Psi di Del Bue” è stato col centro-destra, scoprendo una strabiliante verità “storica” con un contributo davvero inoppugnabile. E qui siamo al solito film. Io sono stato deputato del Nuovo Psi e prima sottosegretario del governo Berlusconi poichè il Nuovo Psi, per un periodo di tempo, è stato alleato con la Casa delle libertà. Poi, come è noto, nel 2007 ho aderito alla Costituente socialista, lasciando lo scranno di deputato. Pretendevo applausi, riconoscimenti e ricompense per questo? No. Ma certo neppure accuse retroattive, che sottintendono questa malcelata considerazione: “Perché sei venuto con noi, non potevi restare dov’eri? Così magari un posto di assessore a Reggio, garantito da “fantuzziana generosità”, sarebbe stato attributo al Pdci…”. D’altronde, perchè le stesse critiche non vengono formulate a: Follini, vice presidente del governo Berlusconi, e oggi senatore e dirigente del Pd, Casini, presidente della Camera eletto dalla maggioranza di centro destra, e oggi corteggiato dalla sinistra, Tabacci, eletto dall’Udc in coalizione col centro destra e oggi uno dei principali interlocutori della sinistra italiana. E addirittura a Fini, al quale si propone, da parte di alcuni, un’alleanza in versione antiberlusconiana? So bene che questa non è la posizione del Pdci, visto che anche a nome loro Ferrero ha più volte ribadito la sua contrarietà a comporre un’alleanza di governo di centro-sinistra, preferendo restare fuori dalla coalizione. In questo caso dovrei essere io chiedere spiegazioni a chi mi invita alla coerenza. Ma lasciamo stare. Mi stupisce, e anche un po’ mi addolora, invece il fatto che giovani ricercatori e storici reggiani chiudano le porte in faccia a chi chiede solo approfondimenti e confronti. E non mi riferisco al Pdci, ma anche a settori del Pd e ad alcuni giovani, uno dei quali arriva, addirittura, su un sito locale, a definre me e Pierluigi Ghiggini due “infami”. Prima di partire per il gulag assieme all’amico Pierluigi, e magari a Otello Montanari, vorrei poterli condurre anch’io questi approfondimenti, e farmi conoscere un pò meglio anche come ricercatore storico (in fondo ho già scritto la bellezza di una quindicina di libri) per togliere qualsiasi sospetto che dietro ogni mia frase, o anche dietro quella di un mio compagno di partito, vi sia un tentativo di strumentalizzazione politica. A vantaggio di chi e contro chi, poi? Il Psi è ridotto ai minimi termini e il Pci non esiste più. Si può essere storici e anche uomini politici? Per fare gli storici non ci vuole un riconoscimento speciale di Istoreco. Nel Psi i casi di Arfè, di Landolfi, di Benzoni, di Intini, e prima dei più grandi Nenni, Morandi e Basso, sono lì a testimoniarlo. A Reggio si può citare il caso di Franco Boiardi. Si può ricercare solo per esigenza di verità. Posso portare anch’io il mio modesto contributo?

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