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il primo maggio tra i socialisti

2 Maggio 2015 1.238 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho festeggiato il primo maggio assieme ai compagni di Pianoro, provincia di Bologna, che hanno organizzato, come ogni anno, una simpatica cerimonia per l’occasione. Grazie a Paolo Lorenzini, Daniele Mignogna, Mauro Ottavi e tanti altri bravi socialisti, ho potuto riabbracciare Franco Piro, diventato recentemente ancora papà. Il salone era stracolmo e il pranzo delizioso, cucinato, come ai bei tempi, dalle compagne del luogo. Un sentito ritorno alle meravigliose e rimpiante feste dell’Avanti.

L’ho fatto volentieri per celebrare una festa che è socialista e per celebrare l’Avanti che di questa festa è stato sempre lo specchio. Piro ha ricordato la storia del primo maggio che venne proclamato ufficialmente dall’Internazionale socialista per ricordare i morti di Chicago che manifestavano per le otto ore di lavoro. E la questione delle otto ore venne lanciata in Europa come parola d’ordine a partire dal 1890. Durante il fascismo la festa del primo maggio venne abolita e trasferita al 21 aprile, Natale di Roma. Poi, dal 1945, riprese, macchiato dopo due anni dal sangue dell’eccidio di Portella della Ginestra.

Oggi l’Italia attraversa una fase difficile. L’articolo uno della Costituzione ricorda che la nostra repubblica è fondata sul lavoro. Invece il nostro Paese conta ancora il 43 per cento di disoccupazione giovanile e oltre il 13 per cento di disoccupazione generale. Il dato non inizia a calare nonostante gli sforzi del governo. Tutto deve essere subordinato ad affrontare questa emergenza. È giusto varare provvedimenti che, al di fuori del dogmatismo e della rigidità, possano rendere più agevole le assunzioni.

I socialisti devono lanciare oggi la parola d’ordine della cogestione. Come in Germania la cogestione deve mettere i lavoratori nella condizione di decidere del futuro delle aziende. Con responsabilità e senso di appartenenza. Non capisco perché il movimento sindacale non faccia sua questa battaglia. Che tutelerebbe i diritti dei lavoratori più della difesa ad oltranza dell’articolo 18. Che è di civiltà, di libertà, di umanità. Che si inscrive nella luminosa storia dei nostri tanti primi di maggio.

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